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L’arte!  Una piccola parola che è la summa di tutto ciò che ci circonda; mi piace pensarla così l’arte, perché in ogni espressione della nostra vita lo è. 

Sono nato nel 1956 a Demonte un piccolo paesino incastonato tra le montagne della provincia di Cuneo.

Ho deciso, senza vestire gli abiti dell’artista ma del semplice artigiano del colore, di trasmettere questa mia ricerca di emozioni attraverso l’uso dei colori e dei materiali più diversi con l’illusione di dar vita nuova ad una tela, come ad un muro.

Credo che l’arte, o come preferite chiamare il modo in cui un individuo esprime la propria identità, non si impari a scuola. Non sopporto gli artisti “diplomati”: io disegnavo fin da bambino, in modo compulsivo, fossi andato a una scuola d’arte mi avrebbero surgelato. Così ho affondato le mie antiche radici, negli anni del liceo nella piccola dimensione di provincia e poi in una laurea in architettura che, insieme, hanno alimentato la mia passione per tutto ciò che di creativo mi circondava, dalla musica alle arti visive.

Il mio è materiale liberatorio, interessante per lo psicologo che volesse occuparsene. Troverebbe che, come tutti, anche il mio bagaglio col trascorrere del tempo si è fatto denso di letture, di ricordi. Come una spugna pregna d’acqua, tende a rilasciare quel che conserva.

La musica, imprescindibile nella mia vita, fa parte integrante delle mie opere, non solo nei titoli, ma nelle atmosfere che mi guidano durante il lavoro e che si riversano sulle tele con quelle imperfezioni e quei fruscii vinilici che rendono la mia pittura a volte “elettrica” e a volte di intime vibrazioni.

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Autore del "bizzarro" lavoro sulla chiesa di San Domenico a Camerana e del murales Alta Langa wall in Bossolasco, entrambi in provincia di Cuneo,  sono lieto di prendermi gioco di me stesso e di trattare deliberatamente l'arte con ironia e fantasia di chi considera l'opera d'arte come un'estensione della propria esistenza.

Ne consegue, quindi, un'arte disincantata e assolutamente immaginaria, sperando di allontanarmi dalla banalità del reale tragico e anonimo.

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